venerdì 2 aprile 2010

La città non è un albero - A city is not a tree

A city is not a tree è un significativo saggio (forse poco conosciuto) scritto nel 1964 da Christopher Alexander.
In questo articolo, pubblicato per la prima volta in Italia nel 1967 come appendice n. 3 di Note sulla sintesi della forma, l'autore descrive gli schemi logici che stanno dietro alle teorie urbanistiche moderne.

La concezione della città secondo gli urbanisti moderni, quali quelli del CIAM, di Le Corbusier, di Lucio Costa con Brasilia, di Tony Garnier e delle new towns segue sempre un diagramma ad "albero".

Il diagramma ad albero, gerarchizzato e piramidale, risulta essere una totale astrazione delle realtà: nonostante la semplificazione formale dei problemi che facilità l'attività progettuale dei pianificatori, il risultato concreto è lo zoning che niente a che vedere con i reali processi che interessano la comunità. Secondo Alexander il successo dello schema ad albero è da imputare ai limiti della mente e di conseguenza alla scelta intuitiva di strutture semplici e accessibili da gestire e organizzare in un singolo processo mentale.

Il network che secondo Alexander invece risponde in maniera più soddisfacente ai reali processi di vita che si svolgono in una città, è quello che lui chiama del "semi-lattice".


Una maglia fitta, che crea molteplici scambi tra nodi elementari (ad esempio fermata autobus, muretto, marciapiede, chiosco edicola,ecc..) creando uno schema di processo che segue il reale andamento del processo stesso.
Tuttavia il processo è più difficoltoso da gestire o quantomeno richiede un approccio diverso.

Interessante è notare come il concetto di semilattice possa essere confrontato con i temi delle reti (informatiche e non) p2p o con i concetti di città frattale, di complessità organizzata e di biofilia sviluppati da N. Salingaros; non a caso l'illustrazioni del saggio di Alexander sono state ridisegnate da Salingaros (come quella sopra).

Anche l'arch. Cino Zucchi ha tenuto una conferenza sul saggio, affermando però che una città complessa è comunque una città vissuta come caotica e confusionaria.




Riferimenti:
A city is not a tree
- p2p Foundation
- Cino Zucchi

1 commento:

  1. Per fortuna ora esistono Vas e Valsat, che ridefiniscono le basi sulle quali si devono attuare i progetti urbanistici sul concetto di Risorsa e di Sostenibilità del programma stesso,
    So che la normativa che introduce Vas e Valsat è europea e che i vari stati la recepiscono e la applicano a loro modo.
    Ma di certo si sono fatti passi avanti e non si guarda più al modello di riferimento ma bensì alle peculiarità di un territorio.
    Credo che siano due ottimi strumenti per la gestione dell'organismo urbano che portano ad una più accurata analisi e quindi ad un piano urbanistico peculiare e preciso a seconda del tessuto urbano circostante.
    La complessità però oggi è ben diversa e i problemi alla quale siamo chiamati a rispondere abbracciano aspetti economici, politici e sociali.
    Questi problemi non possono essere 'risolti' attraverso modelli statici come appunto il modello ad albero.
    Ma credo che manchi ancora la volontà di ridar vita a ciò che già c'è e si tenda sempre a speculare su quei terreni periferici non ancora urbanizzati.
    Purtroppo l'urbanistica è ancora schiava della politica economica che si attua nelle metropoli così da mettere da parte piani 'rivoluzionari' per piani prettamente organizzativi che fungono da paliativi ai reali problemi della città.
    Inoltre non vengono costituite piattaforme infromatiche alle quali, per esempio, studenti di urbanistica, potrebbero dare l proprio contributo ed accrescere la ricchezza del progetto.
    La città è un contenitore di persone e, credo, che queste vadano ascoltate, in modo da avere più coscenza e conoscenza della percezione che si ha della città stessa.
    Il problema poi si sposta su un piano politico ed economico e quindi, gli stumenti prc o prg, si comporteranno come tali: se non vi è una volonta politica solida di gestione del territorio per il territorio ed i cittadini che lo vivono, questi strumenti risulteranno mere ''lottizzazioni intelligenti'' senza apportare significativi cambiamenti alla vitalità della città.

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